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venerdì 29 aprile 2011

"Trovata la particella di Dio" In rete gli esperti si scatenano


"Trovata la particella di Dio"
In rete gli esperti si scatenano

Un memo riservato del Cern appare sul blog di un matematico della Columbia University e parte il tam-tam. Nell'acceleratore di particelle di Ginevra, l'Lhc, sarebbe stato captato l'elusivo bosone di Higgs. Ma molti scienziati sono scettici e invitano alla cauteladi ALESSIA MANFREDI

LA notizia, se confermata, sconvolgerebbe il mondo della fisica nucleare. Infatti, blogger ed esperti del campo sono in fibrillazione per la pubblicazione di un memo riservato, apparso sul blog di un matematico della Columbia University, Peter Woit, secondo cui l'elusivo e ricercatissimo bosone di Higgs, detto anche "particella di Dio", potrebbe essere stato intercettato dal Large Hadron Collider (LHC) di Ginevra.

Non si tratta di una comunicazione ufficiale ma di una nota ad uso interno, da discutere fra colleghi ed esperti, fatta filtrare anonimamente e ripresa sul blog. Ma ha immediatamente scatenato una marea di commenti ed interventi in rete e sui social media. Secondo il memo, nell'acceleratore di particelle più grande del mondo che si trova in un tunnel di 27 chilometri sotto Ginevra, sarebbero stati captati segnali consistenti con ciò che il bosone di Higgs dovrebbe produrre. Per gli scienziati che riportano il risultato, si tratta della "prima osservazione definitiva della fisica oltre il modello standard". Il tam-tam è subito partito, ma molti sono scettici e lo stesso Cern sottolinea che la nota riferisce risultati preliminari: potrebbe, insomma, essere un falso allarme.

Trovare il bosone di Higgs è uno degli obiettivi dell'acceleratore di Ginevra e rappresenterebbe una tappa rivoluzionaria: la particella atomica ipotizzata negli anni '70 dai fisici teorici (deve il suo nome all'inglese Peter Higgs) è oggetto di vari esperimenti nel mondo e la sua presenza è fondamentale per spiegareperché la materia attorno a noi abbia una massa. Acceleratori come l'Lhc o il Tevatron del Fermilab di Chicago fanno scontrare fra di loro particelle a velocità elevatissime, generando così una pioggia di altre particelle fra cui potrebbe esserci anche la famigerata "particella di Dio", o altri elementi previsti in teoria ma mai osservati. 

L'entusiasmo è palpabile: "Se fosse vero, sarebbe davvero eccitante", ha commentato il fisico Sheldon Stone della Syracuse University su Space.com. L'esperto rileva però anche alcune anomalie nei risultati, che potrebbero indicare che quello intercettato non è davvero il bosone di Higgs, ma qualcos'altro. Cosa che renderebbe la scoperta forse ancora più interessante.

Molti mettono le mani avanti: per alcuni scienziati quella osservata sarebbe solo una anomalia statistica che rischia di svanire nel nulla ad un'analisi più approfondita. Fra gli scettici c'è anche Tommaso Dorigo, fisico del Fermilab, che sul suo blog ha perfino scommesso mille dollari sul fatto che si tratti di un segnale falso, che scomparirà dopo ulteriori esami. 

Mentre continua la corsa dei fisici del Cern alla simulazione del Big Bang, proprio nei giorni scorsi nell'acceleratore ginevrino è stato raggiunto un nuovo record: dopo aver raggiunto l'energia più elevata al mondo, i suoi fasci sono ora così intensi che il numero delle probabili collisioni è salito a 50 milioni al secondo e supera del 20 per cento quello dell'acceleratore americano Tevatron, destinato a chiudere entro l'anno.

Per il Cern il nuovo record segna una pietra miliare nelle attività di messa a punto in corso: "E' una tappa importante perché avere un'intensità maggiore significa poter raccogliere più dati, e avere molti dati aumenta la possibilità di fare nuove scoperte", ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Heuer. E chissà che fra queste non ci sia davvero la "particella di Dio".
13 luglio 2010 la Spagna ha appena inaugurato la stazione di energia solare più grande del mondo, con i quali ha superato gli USA come il più grande generatore solare.I totali di produzione di energia solare paese L'ora è equivalente alla produzione di una centrale nucleare. Il nuovo impianto solare La Florida a Badajoz è un sistema di specchi parabolici che raccoglie l'energia solare.La potenza solare concentrata (CSP) impianto di La Florida, che si trova in Alvarado, in provincia di Badajoz, è quello con il più grande campo solare in Spagna. E 'stato sviluppato ed è di proprietà di SAMCA Renovables (SAMCA Gruppo e Sociedad de Promoción y Empresarial Participación Caja Madrid SA).
Uno dei più grandi impianti al mondo, la pianta ha la capacità di generare 49.9MW alimentazione mediante collettori parabolici, abbastanza per alimentare 45.000 case. E 'stato costruito per soddisfare il potere della Spagna esigenze di consumo attraverso fonti rinnovabili.

La messa in servizio dell'impianto ha comportato la produzione di energia solare pari a quella del paese della potenza generata da una centrale nucleare. L'impianto dovrebbe ridurre più di 160.000 t di CO 2 ogni anno.
La costruzione dell'impianto è iniziata nel luglio 2008 ed è stata completata nel giugno 2010.
L'impianto ha creato 350 posti di lavoro locali durante la costruzione. Si prevede di sostenere 50 posti di lavoro per la manutenzione e il funzionamento degli impianti.
La società spagnola, Renovables SAMCA, è la società prime coinvolti nella progettazione e costruzione dell'impianto, che è stato costruito senza EPC contractor, ma sotto contratto diretto con l'aggregazione Renovables SAMCA.
"L'impianto di La Florida è basato sulla tecnologia paraboliche collettore di valle."

Impianto dettagli

L'impianto è costituito da quattro parti - campo solare, blocco elettrico, sistema di accumulo termico e sistemi ausiliari.
Il campo solare composto da struttura collezionista, specchi, tubi di assorbimento termico e il sistema fluido.
L'area di lunghezza e di assorbimento delle strutture di collettore solare sono 150m e 822m ², rispettivamente.Il blocco di potere dispone di generatore di vapore, turbina a vapore, condensatore e le torri di raffreddamento. La capacità della turbina è 49.9MW. Il sistema ausiliario è costituito da impianti di trattamento acque, un sistema di protezione antincendio, una stazione di gas naturale liquido, generatori d'emergenza e una cabina di trasformazione.
L'impianto è costruito su una superficie rettangolare di 220ha approssimata, che è occupato da 672 collettori parabolici specchi con 225.792 e 550.000 m² di area di assorbimento. Si estende su una superficie equivalente a 220 campi da calcio.

giovedì 28 aprile 2011

Concentra il Sole e risparmia

Concentra il Sole e risparmia

New York by night
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Manhattan by night nel 1957 e, sotto, oggi. Il costo dell'energia cresce e in numerosi grattacieli si spengono le luci. (Foto da NYTimes.com)La Spagna realizza il più grande impianto solare per la produzione di energia, mentre New York spegne le luci dei grattacieli di Manhattan... Risparmiate gente, risparmiate! (Alessandro Bolla, 7 novembre 2008)

È tutto europeo, e per la precisione spagnolo, il più grande impianto solare a concentrazione del mondo. Sarà realizzato da SolFocus, azienda americana specializzata in energie rinnovabili, e avrà una potenza di 10 MegaWatt, sufficienti a soddisfare le esigenze domestiche di oltre 40.000 famiglie. I sistemi solari a concentrazione utilizzano strumenti ottici di precisione (lenti e specchi) per concentrare fino a 500 volte l'energia del Sole in celle ad alta efficienza. Grazie a questa tecnologia è possibile realizzare impianti solari ad alto rendimento e, soprattutto, a basso costo, poiché la loro costruzione richiede circa 1/1000 del materiale fotosensibile utilizzato nei comuni pannelli fotovoltaici. La SolFocus ha recentemente annunciato l'intenzione di realizzare un impianto simile anche nel deserto della California. La solar farm iberica sarà pronta nel 2010 e costerà "solo" 80 milioni di euro: meno di 2000 euro per ogni famiglia servita.
Chi meno spende... risparmia! In tempi di crisi il primo guadagno è il risparmio e il crescente costo dell'energia, unito al tonfo dei mercati finanziari, ha modificato anche il famoso skyline notturno di Manhattan. Un articolo pubblicato qualche giorno fa sul New York Times riporta che tutti i più grandi e famosi grattacieli, sedi di banche e multinazionali, abbiano dotato i loro uffici di sensori di presenza che spengono le luci quando non c'è più nessuno, mentre fino a qualche anno fa un tripudio di lampadine contribuiva a caratterizzare l'inconfondibile panorama della Grande Mela by night. 

martedì 26 aprile 2011

nuove invenzioni utili ed ecocompatibili

Ideate dai maggiori cervelloni mondiali per risolvere i tanti problemi che hanno milioni di persone nei Paesi poveri, tantissime invenzioni sono state brevettate sfruttando le energie rinnovabili le quali, un giorno e se ce lo permetteranno, potrebbero entrare a far parte anche del nostro uso quotidiano. Non si tratta di tecnologie o prodotti scadenti, tipo il computer a manovella per i Paesi africani.
Qui stiamo parlando di tecnologie di ultima generazione, anche più avanzate rispetto a quelle utilizzate oggi normalmente, le quali hanno la grande capacità di essere funzionali anche senza sprecare risorse. Un esempio? Il fornello solare che, anziché utilizzare le pericolosissime e dispendiose bombole del gas da campeggio, permette di cucinare, riscaldare l’acqua e renderla potabile grazie a dei pannelli solari. Con un costo non esorbitante. Il costo di fabbricazione è di 5 dollari, se si evitano troppi passaggi di mani, il costo finale non sarà elevatissimo, almeno non più dei vecchi forni a gas.
Grazie a Repubblica possiamo ora riferirvi degli altri oggetti del futuro sostenibile di cui possiamo già usufruire. Battendo sempre sul tasto del solare, l’MIT di Boston ha inventato il tessuto luce, un tessuto fatto anch’esso con pannelli solari flessibili i quali sono in grado di produrre energia elettrica; ma il sole può essere utilizzato anche per il trasporto, e così a breve la città di Montreal (Canada) sarà la prima a sperimentare le prime biciclette che, se ricaricate alla rastrelliera solare con la tecnica del bike sharing, le potranno trasformare in motorino ecologico

L’invenzione più imponente relativa al solare però è un’altra, e riguarda sempre i mezzi di trasporto. Soltanto che non si tratta più di una piccola bicicletta, ma di un’enorme nave. Più precisamente si tratta di una barca a propulsione solare direttache concentra i raggi del sole in un dispositivo a strisce di carbonio nanostrutturato le quali, riscaldandosi, rilasciano energia termica. L’energia poi, a contatto con il mare, riesce a far spostare anche un’enorme nave.
Se invece vogliamo guardare oltre il solare, le alternative non ci mancano. Possiamo infatti sfruttare il riciclo di qualcosa che noi gettiamo sicuramente, i residui di caffè e di tè, i quali possono essere riutilizzati al posto dell’inchiostro (risparmiando così petrolio) in una stampante inventata dal coreano Jeon Hwan Ju. Oppure possiamo risparmiare sul detersivo lavando i nostri panni con le noci. L’invenzione è dell’ungherese Levente Szabo, ma la tecnologia esiste da secoli in India e Nepal, dove alcune noci lavanti, il cui guscio contiene saponina, lo stesso prodotto dei saponi industriali, vengono utilizzate per fare il bucato. Con risultati apprezzabili.
Non poteva mancare in questo elenco anche l’altra grande energia rinnovabile, l’energia eolica. L’Università di Delft, in Olanda, è riuscita in un intento straordinario: rendere potabile l’acqua di mare senza elettricità. Come ci si può aspettare dai Paesi Bassi, tutto si basa sulla tecnologia dei mulini a vento. Questi, lungi da secoli dall’elettricità, utilizzano la tecnica dell’osmosi inversa. In pratica raccolgono l’acqua di mare ed esercitando una pressione di 60 bar rilasciano il sale, rendendo potabile l’acqua. Serve altro per inserire l’ecologia nella nostra società? Ah sì, la volontà.                                                                                                                                                                        


                                                                                                                                                                   Ci siamo già occupati più volte delle idee ecologiche di Parigi. Negli ultimi mesi infatti la capitale francese è salita agli onori della ribalta per aver tentato la costruzione di un impianto eolico cittadino, prima volta per una metropoli, per le iniziative sul risparmio idrico, le auto elettriche ed i progetti solari. Oggi la ville lumière presenta un’altra trovata che, se dovesse funzionare, avrebbe un che di geniale: l’energia dalle fogne.
La utility energetica cittadina ha deciso di sfruttare il calore delle acque refluepresenti nelle fogne per produrre energia da inviare ad alcuni istituti scolastici cittadini. Il primo è stato l’istituto Wattignies, nel 12° arrondissement della Capitale, il quale è stato dotato di una pompa di calore e 60 metri di scambiatori di calore.


E’ la prima volta che questo processo è stato usato a Parigi, anche se l’idea non è del tutto originale. L’anno scorso, una piccola città francese vicina ha iniziato ad utilizzare il calore dalle acque di scarico dei suoi tubi per riscaldare le piscine. Visto che l’esperimento ha funzionato, è stato “esportato” anche nella Capitale.
L’idea è ottima in quanto, in questo modo, si possono risparmiare grosse quantità di denaro per il riscaldamento, utilizzando una fonte molto più continua delle classicherinnovabili dato che il calore delle fogne è presente 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Il meccanismo è semplice: l’acqua riscaldata per lavastoviglie, lavatrici, docce e lavandini in genere va perduta, ma ora sarà recuperata, e le proiezioni statistiche sono impressionanti. Se tutto andasse secondo i piani, il nuovo sistema riuscirà a soddisfare il 70% del fabbisogno di riscaldamento della scuola ed evitare così l’emissione di 76,3 tonnellate di CO2 all’anno. Il processo è sicuro e pulito, non richiede la combustione e non produce cattivi odori in quanto solo il calore viene recuperato dall’acqua di fogna, e nient’altro.
Eolico: Parigi testa la possibilità di impianti eolici sui tetti cittadini (gallery)                

giovedì 21 aprile 2011

L'alcol che fa bene all'auto


L'alcol che fa bene all'auto

Spirit Clipper è una macchina a etanolo progettata da studenti di Faenza. Percorre mille chilometri con un litro e raggiunge i 45 Km/h

Il prototipo della «Spirit Clipper», automobile alimentata a etanolo E100 progettata da un gruppo di studenti del liceo Bucci di Faenza
Il prototipo della «Spirit Clipper», automobile alimentata a etanolo E100 progettata da un gruppo di studenti del liceo Bucci di Faenza
Alcol e guida al volante sono un binomio tutt’altro che etico. Eppure esiste una formula per cui mettersi alla guida di un veicolo facendo contemporaneamente uso di alcol non solo non comporta l’infrazione di alcuna legge morale o penale, ma è anche una buona pratica, perché aiuta a tutelare l’ambiente. Com’è possibile?
La scommessa l’hanno lanciata loro, i giovani studenti dell’Istituto Tecnico Industriale L. Bucci di Faenza, che l’alcol l’hanno messo non nel bicchiere, bensì nel serbatoio della macchina. Nello specifico di Spirit-Clipper, un nuovo prototipo di autovettura alimentata a E100, ovvero etanolo puro, realizzata per partecipare alla Shell Eco-marathon Europe, la gara all’insegna della mobilità sostenibile che si svolgerà dal 26 al 28 maggio prossimo in Germania, sul circuito Eurospeedway di Lausitz.
In pista ci saranno i veicoli futuristici progettati dai giovani degli istituti tecnici/professionali e delle università di tutta Europa, che si sfideranno in una gara al minor consumo. A vincere sarà infatti l’auto in grado di percorrere il maggior numero di chilometri con un litro di carburante. Sponsor dell’iniziativa in Romagna è il Gruppo Cevico, un grande consorzio di produttori vinicoli romagnoli che conta sul territorio ben 4.500 soci, che ogni anno nell’ambito del programma «Scuola è futuro» sostiene un progetto di un istituto superiore del territorio.
«Spirit-Clipper» è un’auto ecologica di piccole dimensioni, ha una carrozzeria leggera in fibra di carbonio e acciaio (pesa in tutto 53 kg) e un motore Honda di 35 cm cubi, con una velocità massima di 45 km orari. «Per realizzarla abbiamo utilizzato un motore di piccola cilindrata, preso da un decespugliatore, modificato nei parametri in modo che potesse essere alimentato ad alcol», spiega Simone Gambi, uno dei 30 studenti del Bucci di Faenza che a fine maggio gareggerà sul circuito tedesco. «Così com’è stato progettato, il nostro prototipo dovrebbe percorrere 1.000 km con un litro di etanolo». I ragazzi stanno lavorando al progetto da mesi, in orario extrascolastico, armati solo di passione, fantasia e tanta voglia di fare.
«Scendere in pista, insieme a migliaia di studenti da tutta Europa, è un’esperienza indimenticabile. Le dinamiche sono diverse, ma, in quanto a emozione, è come trovarsi su un circuito di Formula Uno». «Siamo dei veterani di questa competizione — spiega l’insengnante Riccardo Silimbani, coordinatore del progetto — . È dal 1997 che partecipiamo alla Shell Eco-marathon, e abbiamo vinto anche diversi premi: fino al 2004 eravamo l’unico team italiano in gara, oggi invece si sono aggiunte anche delle grandi realtà universitarie come il Politecnico di Milano e la Sapienza di Roma. Quest’anno gareggiamo con Spirit-Clipper, alimentata ad etanolo E100. In realtà l’auto ad alcol non è una nostra invenzione, l’etanolo è un carburante molto diffuso in paesi come il Brasile e l’Argentina. È facile da estrarre e dà buone prestazioni. Soprattutto, non inquina».
Questo carburante, infatti, deriva dalla fermentazione di vegetali ricchi di zucchero come la canna da zucchero, le barbabietole e il mais: l’E100, in particolare, contiene la più alta concentrazione di alcol che può essere ottenuta con la distillazione, più un 5% di acqua, e nessuna traccia di benzina. Inoltre, essendo un bio-carburante, la sua combustione non contribuisce all’effetto serra in quanto la quantità di CO2 prodotta è pari a quella che viene smaltita a priori durante il naturale processo di fotosintesi delle piante e dei raccolti agricoli da cui l’etanolo stesso viene estratto. Non forse sarà il carburante ideale per una Ferrari, ma in quanto a eco-compatibilità ha senz’altro una marcia in più.
Carlotta Benini
21 aprile 2011

Nucleare, Fukushima come Chernobyl


Nucleare, Fukushima come Chernobyl

Innalzato al massimo livello d'allarme

FOTO AP/LAPRESSE
13:34 - Ora è drammaticamente ufficiale: l'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha innalzato al livello massimo di 7 la classificazione dell'incidente nucleare alla centrale di Fukushima seguito al terremoto-tsunami dell'11 marzo, classificandola al pari del disastro di Chernobyl del 1986, il più grave mai verificatosi. La stima era stata anticipata dagli esperti e dalla stampa giapponese. E si teme che la situazione possa anche peggiorare.
La Tepco infatti, società che gestisce la centrale nucleare giapponese danneggiata di Fukushima, ha affermato di temere che la fuga di radiazioni possa essere maggiore di quella verificatasi nel 1986 nel disastro nucleare di Chernobyl.

"La perdita radioattiva non si è ancora arrestata completamente - ha detto ai giornalisti un funzionario della società - e la nostra preoccupazione è che possa anche superare Chernobyl".

Nuova scossa
Intanto una scossa di magnitudo 6,3 è stata registrata in Giappone, con epicentro nella prefettura di Fukushima. La Tepco, il gestore della disastrata centrale nucleare, ha ordinato ai lavoratori di evacuare l'impianto.

mercoledì 20 aprile 2011

governo,stop al nucleare


Libero-news.it
P
er Gianluigi Paragone, "la retromarcia del governo sul nucleare è la prova di come oggi sia debiole la politica, di come sia incapace di assumersi la responsabilità di una decisione". Il duro editoriale di Paragone su 'Libero' in edicola oggi, mercoledì 20 aprle. Segue la cronaca di Andrea Scaglia.

Non si fa più.  Il governo ha innestato la retromarcia sul pluriannunciato programma nucleare e le centrali da costruire e l’autosufficienza energetica e tutto quel che andavano dicendo da anni, e al di là di come la si pensi nel merito non è proprio una bella figura. Primo, perché - come detto - cancella anni di discussioni e approfondimenti e paventate strategie proprio in riferimento al fondamentale capitolo dell’approvvigionamento energetico - suona paradossale la dichiarazione del ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, secondo cui comunque «la ricerca sul nucleare procede in modo indipendente dalle scelte del Paese».  E poi perché l’impressione è che tal decisione sia condizionata anche dal fatto che il referendum sulla questione - da cancellare - viaggi di pari passo con quell’altro che chiede l’abrogazione del legittimo impedimento, norma che permette alle alte cariche istituzionali di giustificare la loro assenza in processi che le riguardano, spesso utilizzata dal premier.

La maggioranza e lo stesso governo rigettano l’insinuazione, ma dall’opposizione c’è già chi grida - Di Pietro in primis, come di consueto - alla «truffa». D’altro canto, Bersani invece esulta - «vittoria nostra, di chi ben prima del Giappone ha messo in luce l’assurdità del piano nucleare» - insieme con l’intero fronte anti-governativo. E insomma, da qualunque parte la si veda per l’esecutivo è una débâcle.

L’atomico colpo di spugna è stato inserito nella moratoria - cioè la sospensione di un anno di tutti i progetti nucleari - annunciata dopo il disastro di Fukushima, e già prevista nel cosiddetto decreto legge omnibus, attualmente all’esame del Senato. A cui è stato allegato un emendamento: «Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche [...] sui profili relativi alla sicurezza nucleare, [...]non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Come dire: niente, abbiamo scherzato. Le Regioni hanno salutato la decisione con entusiasmo - anche quelle guidate dal centrodestra, tipo la Sardegna di Cappellacci. Lo stesso governo ha poi precisato che «con l’emendamento viene affidato al consiglio dei Ministri la definizione di una nuova strategia energetica nazionale, che terrà conto delle indicazioni stabilite dall’Unione Europea e dagli organismi internazionali». Insomma, chi vivrà vedrà.

Pensare che l’annuncio di una ripresa del programma nucleare era stato uno dei primi di  questo governo. L’allora ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola - sembra passato un secolo  - aveva varato il decreto legge, nel giugno del 2008, che per l’appunto prospettava la realizzazione  degli impianti. Nel corso del tempo, l’intenzione non pareva venir meno. Poi è arrivato lo tsunami e i problemi agli impianti giapponesi, e anche  nell’opinione pubblica riprendeva vigore il fronte no-nukes. Fino all’approvazione del referendum del 12-13 giugno. Che, a questo punto, avrebbe potuto far registrare un clamoroso successo del fronte del no, visto che gli ultimi sondaggi ritenevano probabile il raggiungimento del quorum.

A ciò vanno aggiunte le perplessità del ministro Tremonti, non così disponibile a investire troppo nel costoso capitolo. Ancora ieri, nell’intervento al Parlamento Europeo, ha rimarcato come «questa fase vada utilizzata per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza». Niente atomo, piuttosto sole e vento. E se n’è detta contenta pure  il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, «un piano che veda l’Italia primeggiare sulle energie rinnovabili». Cioè, insomma: ma chi lo voleva, ’sto nucleare?